domenica 23 maggio 2010

Tommaso Cerrone in Big Spring - Texas

Durante i miei lunghissimi sette anni di detenzione, ho visto cose che non augurerei neanche al mio peggior nemico. Ho vissuto un incubo che non potrò mai dimenticare. 
Questa foto mi ritrae dietro le sbarre del carcere di Big Spring in Texas dove sono rimasto per 21 lunghissimi mesi.

mercoledì 12 maggio 2010

Interpellanza al Senato della Repubblica sul caso Cerrone in data 17-10-2006

RUSSO SPENA , BOCCIA - Ai Ministri della giustizia e degli affari esteri. -
Risultando all’interrogante che:
il sig. Tommaso Cerrone, in passato impiegato civile presso la sede Nato di Bagnoli, è stato arrestato il 24 ottobre 2002 a New York e successivamente condannato da una corte statunitense a dieci anni di reclusione per i reati di traffico di stupefacenti e valuta falsa, previo riconoscimento del vincolo della continuazione;
il medesimo, pur professandosi innocente, ha espressamente rinunciato alla sua facoltà di impugnazione della sentenza di condanna, al fine di potere essere ammesso al programma “International Treaty Transfer” che, ai sensi della Convenzione di Strasburgo del 21 marzo 1983, ratificata dall’Italia il 30 giugno 1989, gli avrebbe consentito di scontare la pena in Italia, così da poter essere più vicino alle sue due figlie (rispettivamente, di tredici e nove anni) ed alla moglie, che non vede da anni;
il sig. Cerrone ha presentato sin dal 2002 istanza di ammissione al programma per il trasferimento dell’esecuzione della pena in Italia, ma la richiesta è stata rigettata dalle competenti Autorità statunitensi, pur in presenza di tutti i requisiti richiesti;
lo stesso Consolato generale d’Italia a Philadelphia ha manifestato - con un telespresso del 17 agosto 2006, indirizzato all’Ufficio del Consigliere diplomatico della Presidenza della Repubblica, al Ministero della giustizia, al Ministero degli Affari esteri ed all’Ambasciata d’Italia a Washington - le proprie perplessità sul rigetto dell’istanza del sig. Cerrone, da parte delle Autorità americane, dal momento che l’istante possiede tutti i requisiti richiesti e non sussistono altre condizioni ostative alla sua ammissione al programma “International Treaty Transfer”;
considerato inoltre che, per quanto consta all’interrogante:
il sig. Cerrone, attualmente detenuto presso il carcere di Fort Dix, New Jersey, ha scontato quasi metà della pena irrogata, tenendo una condotta penitenziaria che lo stesso Consolato italiano a Philadelphia, nell’ambito del telespresso di cui sopra, ha definito “esemplare”, pur nel contesto di un regime inframurario di assoluto rigore e caratterizzato da notevoli disagi;
la lontananza dei familiari, il desiderio di rivedere l’Italia, le difficoltà e le ridotte garanzie che caratterizzano, secondo le dichiarazioni del sig. Cerrone, la vita inframuraria nel carcere presso il quale egli è ristretto, lo hanno indotto a rappresentare la sua legittima esigenza di essere ammesso al programma per l’esecuzione della pena all’estero, attraverso un appello pubblicato già da diverso tempo su molti quotidiani;
dopo quattro anni di detenzione negli Stati Uniti, il sig. Cerrone si è rivolto recentemente allo stesso Presidente del Consiglio dei ministri, rappresentandogli le sue doglianze e l’esigenza di vedersi riconosciuto il diritto all’esecuzione della pena in Italia, ritenendo illegittimo il rigetto della sua istanza da parte del Department of Justice statunitense;
il diniego, da parte delle competenti Autorità statunitensi, dell’ammissione del sig. Cerrone al suddetto programma desta rilevanti perplessità in merito ai motivi del rigetto dell’istanza, al punto che il Consolato italiano a Philadelphia, nel telespresso già richiamato, ha dichiarato di ritenere che “il diniego delle Autorità americane non sia di natura individuale (…) ma sia di natura più generale, da attribuire alla disposizione negativa degli americani nei confronti dell’Italia per questo tipo di richiesta. Probabilmente i detenuti di oggi stanno pagando gli errori commessi in passato su una non corretta applicazione delle norme sancite dalla Convenzione di Strasburgo. È opinione di questo Consolato generale che un intervento presso le Autorità americane, nella fattispecie il Department of Justice, per ripristinare nei confronti degli italiani l’applicazione delle norme previste dalla Convenzione di Strasburgo, renderebbe giustizia non solamente al signor Cerrone, ma anche agli altri connazionali qui detenuti che si vedono negata, avendone i requisiti previsti, la possibilità del rientro in Patria”;
la situazione del sig. Cerrone non sembra pertanto essere unica o rara, ma rappresenta, stando alle dichiarazioni del Consolato generale d’Italia a Philadelphia, soltanto uno tra numerosi esempi di una non corretta applicazione della Convenzione di Strasburgo, firmata e ratificata tanto dall’Italia quanto dagli Stati Uniti, suscettibile non soltanto di rilevare in termini di politica internazionale, ma anche e soprattutto di determinare il mancato riconoscimento, a molti detenuti, delle garanzie e dei diritti sanciti dal diritto internazionale pattizio,
si chiede di sapere:
se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza della questione sopra descritta;
se siano fondate le perplessità manifestate dal Consolato generale d’Italia a Philadelphia;
quali siano gli orientamenti dei Ministri in indirizzo in ordine alla questione sollevata;
se non ritengano opportuno assumere ulteriori informazioni sulla vicenda, anche al fine di chiarire le perplessità ed i dubbi sollevati dal Consolato generale d’Italia a Philadelphia.

martedì 11 maggio 2010

Interpellanza alla Camera dei Deputati sul caso Cerrone in data 15-11-2004

SINISCALCHI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
un giovane cittadino italiano, Tommaso Cerrone, arrestato il 24 ottobre 2003 all'Aeroporto J.F. Kennedy di New York, è stato condannato dall'Autorità giudiziaria statunitense alla pena di dieci anni ed un mese di reclusione;
il Cerrone si è sempre protestato innocente in relazione alle ipotesi di reato contestate - legate a presunti traffici di stupefacenti - dichiarando di essere stato falsamente accusato da alcuni testimoni;
dal lontano ottobre 2003 il cittadino italiano è ristretto presso strutture penitenziarie statunitensi ed attualmente si trova recluso presso Fort Dix, nel New Jersey;
l'intera vicenda giudiziaria che ha riguardato il Cerrone ha evidenziato, comunque, prescindendo dal merito e dalla eventuale fondatezza delle accuse, la difficoltà del cittadino italiano di difendersi efficacemente in un delicato processo celebratosi negli Stati Uniti d'America;
anche attraverso una specifica iniziativa di sindacato ispettivo, l'interrogante (29 aprile 2003) aveva evidenziato le condizioni di degrado denunciate dal Cerrone - e riportate dalla stampa - allorché si trovava rinchiuso in una struttura carceraria della Virginia in attesa di giudizio;
attualmente, il perdurare della detenzione del cittadino italiano negli istituti di reclusione statunitensi, sta producendo una evidente penalizzazione anche per l'intero nucleo familiare costretto a patire considerevoli disagi nella assistenza del congiunto;
sarebbe stata già attivata da parte dei legali del giovane Cerrone la richiesta di applicazione del Trattato di Strasburgo che consentirebbe al cittadino detenuto di essere trasferito nel proprio Paese;
sia l'Ambasciata d'Italia a Washington che il Consolato Generale d'Italia di Filadelfia sarebbero già stati informati della vicenda giudiziaria -:
se il Ministro interrogato intenda adoperarsi affinché siano forniti opportuni strumenti di tutela al connazionale Cerrone, attualmente detenuto negli Stati Uniti d'America, quantomeno in ordine alla fase di esecuzione della pena, inflitta dalle autorità giurisdizionali statunitensi.
(4-09876)

Risposta. - Il signor Tommaso Cerrone è stato condannato in data 1o luglio 2003 dalla Corte federale di Norfolk, Virginia, a dieci anni di reclusione per reati connessi al traffico di sostanze stupefacenti. Attualmente, egli si trova detenuto presso il carcere di Fort Dix per scontare la pena, ove, secondo quanto dal medesimo segnalato al consolato generale d'Italia in Filadelfia, non ha finora espresso alcuna lamentela circa eventuali abusi subiti.
Il caso del signor Cerrone è da tempo noto all'ambasciata d'Italia in Washington ed al consolato generale in Filadelfia. Quest'ultimo ha effettuato, sin dall'inizio della vicenda, ogni possibile intervento di assistenza a beneficio del connazionale (frequenti visite consolari, agevolazioni nei contatti con i familiari, indicazioni di legali

lunedì 10 maggio 2010

Interrogazione sul caso Cerrone
L'on. Vincenzo Siniscalchi ha presentato una interrogazione parlamentare al Ministro degli Esteri Frattini sul caso del giovane napoletano detenuto negli Stati Uniti, Tommaso Cerrone : " Già lo scorso anno, nel mese di aprile per l'esattezza, presentai una interrogazione parlamentare insieme ad altri colleghi deputati (Cennamo, Petrella, Marone e Chiaromonte) per chiedere al Ministro di verificare
- prescindendo dal merito delle accuse mosse al Cerrone - le gravi condizioni carcerarie rappresentate dallo stesso detenuto. All'epoca il giovane era detenuto presso un istituto di reclusione della Virginia in attesa di giudizio. Attualmente, dopo una pesante condanna inflitta dalle autorità giurisdizionali statunitensi, il Cerrone si trova a scontare la pena in un carcere americano. La detenzione negli Stati Uniti sta drammaticamente segnando l'intera famiglia del giovane per gli enormi disagi, non solo di natura economica, direttamente riconducibili ad una distanza tanto considerevole del Cerrone, nella fase di espiazione della pena, dalla propria Nazione. Assistito dai suoi legali il giovane potrebbe quanto meno ottenere, in applicazione del trattato di Strasburgo, il "trasferimento" in Italia che renderebbe certamente meno traumatizzante e drammatico il periodo di detenzione. Con l'interrogazione presentata il 28 aprile scorso ho chiesto al Ministro degli Affari Esteri se intenda adoperarsi affinché siano forniti strumenti di tutela al connazionale Cerrone, quantomeno in ordine alla fase di esecuzione della pena ed alla applicazione del trattato di Strasburgo. "

Roma, 13 maggio 2004

On. Vincenzo Siniscalchi

Allegato B 
Seduta n. 379 del 27/10/2003


Pag. I

INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA






SINISCALCHI, CENNAMO, PETRELLA, MARONE e CHIAROMONTE. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che: 
risulta all'interrogante, anche dalle lettura di notizie diffuse su alcuni quotidiani, che negli Stati Uniti d'America, si trova attualmente detenuto in una struttura carceraria della Virginia, un giovane italiano di nome Tommaso Cerrone; 
il giovane sarebbe stato arrestato presso l'aeroporto di New York ed accusato di reati legati al traffico di sostanze stupefacenti; 
il Cerrone, detenuto dall'ottobre 2002, oltre a protestare la propria innocenza e l'ingiustizia dei provvedimenti

Pag. XLIII

adottati dalle competenti autorità giurisdizionali statunitensi, lamenta le degradate condizioni in cui sta vivendo la drammatica esperienza carceraria; 
attraveso un appello pubblicato da alcuni quotidiani (in particolare, «La Repubblica», cronaca di Napoli, del 23 aprile 2003) il detenuto ha rappresentato la assenza di igiene e le condizioni di massimo degrado vissute all'interno di uno stanzone nel quale è rinchiuso insieme ad oltre trenta persone con la fruibilità, peraltro, di due soli bagni; 
prescindendo dal profilo afferente il merito delle accuse e la fondatezza delle stesse, le condizioni carcerarie descritte dal detenuto si rilevano in termini di grave violazione dei diritti e sconvolgono la coscienza collettiva di qualsiasi paese civile e moderno -: 
se il Ministro interrogato, accertati i fatti rappresentati dal detenuto italiano e riportati dagli organi di stampa, non ritenga necessario assumere immediate iniziative presso i competenti organi istituzionali statunitensi, finalizzate alla verifica ed alla eventuale richiesta di cessazione delle richiamate situazioni di grave degrado. 
(4-06167)
Risposta. - Il signor Tommaso Cerrone è stato arrestato a New York il 24 ottobre 2002. Nei giorni immediatamente successivi, il consolato generale d'Italia a New York, puntualmente informato dell'accaduto dalle autorità locali, ha preso contatto con l'avvocato Shean, difensore d'ufficio del signor Cerrone. Il consolato generale ha quindi formulato, come da richiesta del padre del connazionale detenuto, domanda di visita consolare. La visita però non è stata effettuata perché fissata in data posteriore al trasferimento del detenuto nella prigione «Western Tidewater Regional Jail» di Suffolk (Virginia). 
Il caso è pertanto passato sotto la giurisdizione del consolato generale d'Italia a Filadelfia che, dal dicembre 2002, segue la vicenda con la massima attenzione, in stretto coordinamento con l'Ambasciata d'Italia a Washington e con il Console onorario a Norfolk. 
Il signor Cerrone, imputato dei reati di associazione a delinquere, traffico di stupefacenti e spaccio di valuta falsa, è difeso dall'avvocato Cari La Mondue di Norfolk. 
Il data 8 maggio 2003, il console onorario a Norfolk, come richiesto dalla famiglia Cerrone, ha effettuato, alla presenza dello stesso avvocato La Mondue, una visita consolare al connazionale detenuto. Quest'ultimo, nel corso del colloquio, si è dichiarato estraneo alla vicenda, sostenendo di esservi stato coinvolto su dichiarazione di due conoscenti occasionali. 
Il console onorario ha effettuato successive visite periodiche al connazionale detenuto, con il quale è quotidianamente in contatto, per verificare le condizione degradanti di detenzione lamentate dallo stesso. 
Il primo luglio 2003 è stata emessa la sentenza con cui il signor Cerrone è stato condannato a 10 anni di reclusione, al pagamento di una multa di 1.000 dollari e all'espulsione dal Paese al termine della detenzione con divieto di ritorno negli Stati Uniti per un periodo di 5 anni. 
La famiglia Cerrone ha fatto sapere, con una lettera dell'8 agosto 2003, che il figlio non intende ricorrere in appello. 
Il consolato generale d'Italia a Filadelfia ed il console onorario a Norfolk continueranno a seguire la vicenda giudiziaria e a fornire la massima assistenza al connazionale detenuto. 
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Mario Baccini.
Interrogazione sul caso Cerrone
L'on. Vincenzo Siniscalchi ha presentato una interrogazione parlamentare al Ministro degli Esteri Frattini sul caso del giovane napoletano detenuto negli Stati Uniti, Tommaso Cerrone : " Già lo scorso anno, nel mese di aprile per l'esattezza, presentai una interrogazione parlamentare insieme ad altri colleghi deputati (Cennamo, Petrella, Marone e Chiaromonte) per chiedere al Ministro di verificare
- prescindendo dal merito delle accuse mosse al Cerrone - le gravi condizioni carcerarie rappresentate dallo stesso detenuto. All'epoca il giovane era detenuto presso un istituto di reclusione della Virginia in attesa di giudizio. Attualmente, dopo una pesante condanna inflitta dalle autorità giurisdizionali statunitensi, il Cerrone si trova a scontare la pena in un carcere americano. La detenzione negli Stati Uniti sta drammaticamente segnando l'intera famiglia del giovane per gli enormi disagi, non solo di natura economica, direttamente riconducibili ad una distanza tanto considerevole del Cerrone, nella fase di espiazione della pena, dalla propria Nazione. Assistito dai suoi legali il giovane potrebbe quanto meno ottenere, in applicazione del trattato di Strasburgo, il "trasferimento" in Italia che renderebbe certamente meno traumatizzante e drammatico il periodo di detenzione. Con l'interrogazione presentata il 28 aprile scorso ho chiesto al Ministro degli Affari Esteri se intenda adoperarsi affinché siano forniti strumenti di tutela al connazionale Cerrone, quantomeno in ordine alla fase di esecuzione della pena ed alla applicazione del trattato di Strasburgo. "

Roma, 13 maggio 2004

On. Vincenzo Siniscalchi